24 Febbraio 2015 - alearena

#nellamiavaligia5_Leo Ferré

Dedicato a Marco, il mio sconosciuto incontrato in un giorno di inverno ricordando insieme Ferré, 5 dicembre 2013.

Non vi è follia né normalità con Leo Ferré (1916-93), poeta del 900 simile ad una divinità greca vate del nostro tempo.

Era un giorno del 1960 in Bretagna quando Leo, che viveva lì con la moglie Madaleine, incontrò Pépée e si innamorò di lei come un padre della propria figlia, la portò in casa sua, la accudì, la mise alla sua tavola, e la sera, prima di mettergli il pigiama, le dava il thè.

Il 7 aprile del 1968 Leò non era in casa, cosa sia successo quel giorno in quel bosco nessuno lo seppe mai, ma quando Leo rientrò Pépée era morto, un guardiacaccia infatti gli aveva sparato in testa, ma forse il vero assassino fu il rapporto ormai logoro e rancoroso con la moglie e la sua vendetta. Quel giorno morì Pépée una scimpanzé, che con le “sue mani come due racchette, le sue orecchie a sventola e i suoi occhi come due lanterne” era per Leo semplicemente un “Ferré”.

 

Il tuo cuore come quei tamburi

Pépée

Che tacciono il venerdì santo

Verso le tre pomeridiane

Quando un Gesù spegne soffiando

Le sue trentadue candeline

E tu ne avevi solo otto

il sette aprile sessantotto

Pépée

 

 

 

#nellamiavaligia

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