21 Agosto 2021 - alearena
Piero è passato di qui incontra Enrico de Angelis e…
Quando Alessia Arena e Chiara Riondino mi hanno sottoposto il loro progetto su Piero Ciampi sono rimasto non solo sorpreso, ma perplesso.
Ma come? direbbe Piero. Nell’elenco delle canzoni mancavano quasi tutti i suoi capolavori più amati e riconosciuti, quelli degli anni ’70. Solo un paio di titoli, Il vino e Il giocatore, arrivavano da lì. Il giocatore, per di più, non è nemmeno una canzone vera e propria, ma un recitato (eccome recitato, peraltro…). C’erano invece le prime cose giovanili, alcune pubblicate ancora come Piero Litaliano; c’erano i due titoli del suo primo 45 giri Bluebell, tra cui Conphiteor, edizione primigenia, su musica di Gianfranco Intra, di una composizione poi rifatta altre due volte con melodie diverse, una di Gian Franco Reverberi e l’altra di Gianni Marchetti; c’erano pezzi completamente dimenticati, usciti solo su isolati singoli come Alé alé per la Cgd e persino quello inciso per la misteriosa etichetta Ariel, E va bene, per la prima volta col vero cognome Ciampi; e c’erano alcuni dei provini registrati con Reverberi negli anni 1966-67 per un LP che la Rca rifiuterà e non venne quindi mai realizzato, provini che Gian Franco gentilmente mi consegnò e solo nel 1995, postumi, sono stati resi pubblici.
Belle canzoni, sia chiaro; anche molto belle, come Fino all’ultimo minuto. Ma mi sembravano poco rappresentative, tentativi azzardati per affermarsi sul mercato, o poco più. Mi pareva strano che le due ragazze si stessero proponendo un progetto filologico, di selezionate curiosità documentaristiche. Ho pensato persino che si trattasse di scelte fortuite, oppure determinate da una conoscenza molto parziale dell’artista, come se per caso avessero recepito solo un disco o due fra i tanti.
Avevo sbagliato tutto. Quando mi sono arrivate le registrazioni approntate per il disco, che integravano le canzoni con certi versi di Piero recitati, Alessia e Chiara, tanto come cantanti quanto come attrici, mi hanno folgorato. Mi hanno, dopo decenni, riconciliato con un repertorio che pensavo di conoscere così bene e che
avevo creduto “minore”. Magari, perché no, anche a costo di snaturarlo almeno in un caso, quello della Grotta dell’amore, uno dei titoli del primo 45, ma intelligentemente, dandogli un senso moderno e distaccato; o, viceversa, asciugando al massimo tutto il lirismo di Fino all’ultimo minuto. Mi hanno per esempio evocato tutta una memoria di musica-spettacolo che va dal cabaret espressionista al musical americano alla rivista italiana, con qualche rimando alla grande Milly. Introducendo cioè chiavi di lettura nuove rispetto all’idea che abbiamo di Piero Ciampi. Grazie anche a nuovi ottimi arrangiamenti, ne hanno rispettato lo spirito senza minimamente ripeterlo, senza clonarlo, come spesso invece si fa non riuscendo a opporsi alla sua prepotente personalità.
Ci hanno azzeccato. Avevano ragione loro.
Enrico de Angelis
già Direttore artistico Club Tenco
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